lunedì 21 settembre 2015

Bonus per il merito e strategia di sistema


Pubblichiamo due contributi di Antonia Carlini pubblicati su Cisl Scuola - Dirigenti News del 14-9-2015 e del 21-9-2015.

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Tra le principali novità introdotte dalla Legge n.107/2015, la previsione di meccanismi premiali ha certamente destato e continua a destare perplessità da parte di chi non ritiene il merito la panacea per la qualità della scuola, preoccupazione da parte di coloro che ritengono il bonus uno strumento di potere nelle mani del “super-preside”; ma sono anche tanti dirigenti scolastici a nutrire forti perplessità, consapevoli dei rischi connessi con “l’operazione merito” in assenza di un impianto di valutazione condiviso, trasparente e oggettivo. 
La Legge n.107/2015, al comma 126, prevede lo stanziamento 200 milioni di euro annui, a decorrere dall'anno 2016, da ripartire tra le istituzioni scolastiche in base a parametri di tipo quantitativo (dotazione organica dei docenti) e qualitativo (fattori di complessità e aree a maggiore rischio educativo) per la valorizzazione del merito del personale docente.
Nei commi successivi, fissa solo alcuni dei possibili tasselli di un indispensabile impianto valutativo, da definire autonomamente a livello di scuola per attivare processi allargati di ricerca e di sperimentazione didattica e valorizzare buone pratiche da osservare, valutare, riconoscere, diffondere.
Al comma 129, difatti, stabilisce le aree le aree da esplorare nel processo valutativo funzionale al riconoscimento - qualità dell’insegnamento, risultati, l’innovazione didattica e metodologica, l’attività di ricerca, documentazione e diffusione di buone pratiche didattiche, le responsabilità assunte nel coordinamento didattico e organizzativo e nella formazione - rispetto alle quali il Comitato di Valutazione dovrà definire i criteri per l’assegnazione del bonus (comma 129), a cui provvede il dirigente scolastico sulla base di una motivata relazione (comma 127).
Nel quadro definito dalla norma mancano, tuttavia, alcuni tasselli fondamentali, che andrebbero definiti a livello di singola scuola e che qui richiamiamo:
  • l’indicazione del ruolo del Collegio dei docenti, organo tecnico-professionale che definisce priorità e piste di miglioramento … e le realizza: quali interdipendenze necessarie?
  • le fasi intermedie del percorso valutativo: quali processi osservare? E chi … osserva … cosa?
  • i protocolli valutativi e gli strumenti: quali indicatori di qualità per rendere leggibili i processi nelle aree individuate … e per orientarli? Quali pesi dare a ognuno? Quali risorse per facilitare la scelta?
Alle scuole, dunque, il compito di lavorare a un modello di valutazione interno utile per riconoscere l’impegno di quanti …, per rinforzare buone pratiche professionali …, per attivare processi di crescita e sviluppo …, per migliorare i risultati formativi. E ai dirigenti scolastici quello di promuovere ed orientare processi “a più mani” all’interno di una strategia unitaria che garantisca le necessarie coerenze ed interdipendenze tra soggetti, processi, scelte e azioni, perché il merito sia davvero riconoscibile e riconosciuto.

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L’ “operazione merito” promossa dalla Legge n. 107/2015 presuppone l’allestimento di un impianto di valutazione interno che sia condiviso, trasparente e oggettivo. Le ragioni a sostegno di tale osservazione sono diverse e tutte rintracciabili tra i commi sparsi della Legge, che punta al rilancio dell’autonomia scolastica e delle sue coordinate principali (flessibilità didattica e organizzativa, ricerca e sperimentazione, innovazione e sviluppo) per innalzare i livelli di istruzione e di competenze in uscita dei nostri studenti, per contrastare le diseguaglianze, prevenire e recuperare la dispersione, per garantire a tutti il successo formativo.
Le richiamiamo in estrema sintesi legandole, con un rimando, ai principali riferimenti alla valutazione dei docenti (attività didattica) e dei dirigenti (attività di promozione, coordinamento e gestione), anch’essi sparsi nel testo normativo:
  • l’idea di una scuola laboratorio di ricerca, di sperimentazione e di innovazione didattica, che rimanda alla riflessione sulle pratiche agite a più livelli (collegio, team, docente, dirigente) in contesti di valutazione orientativa e formativa in cui sono valorizzati impegno e meriti professionali; 
  • la centralità dei processi didattici e l’evoluzione del diritto al successo formativo (esito atteso per tutti) verso il diritto ad una prestazione didattica efficace (processi e interventi adeguati alle caratteristiche e alle potenzialità individuali), che rimandano alle principali aree indagate per la valorizzazione di meriti e impegni: qualità dell’insegnamento, risultati, innovazione metodologica, attività di ricerca documentazione e diffusione delle buone pratiche, responsabilità nel coordinamento didattico e nella formazione; 
  • la valorizzazione della comunità professionale con lo sviluppo del metodo cooperativo, che rimanda alle aree indagate per la valutazione dei dirigenti scolastici: la promozione della partecipazione e della collaborazione ai processi di innovazione per il miglioramento e l’apprezzamento della comunità professionale; 
  • la continuità con i processi valutativi di scuola in corso (SNV) - autovalutazione e azioni di miglioramento - che rimanda al contributo del dirigente al perseguimento dei risultati per il miglioramento del servizio scolastico previsti nel RAV…
Se non vi sono dubbi sul fatto che al centro dell’intervento riformatore vi siano proprio i processi didattici e che tutta la “partita del merito” punti decisamente all’esplorazione delle aree più sensibili della didattica (innovazione, ricerca, qualità, risultati …), è altrettanto certo che lo stesso percorso valutativo che porterà al riconoscimento di valori e meriti potrà rappresentare una leva strategica per il miglioramento di pratiche ed esiti nella misura in cui esso attiverà azioni diffuse e partecipate di ricerca, di sperimentazione e di innovazione di modelli all’interno della comunità docente.
Molto dipenderà dalla cultura della valutazione praticata nelle singole scuole, dalla sensibilità pedagogica dei dirigenti scolastici e dalla loro capacità di “costruire comunità”, dai sistemi di relazione e di decisione esistenti, dalle misure di accompagnamento che le scuole adotteranno per orientare i gruppi di ricerca e i nuclei interni, in molti casi già impegnati nella elaborazione di un modello interno di valutazione delle pratiche didattiche e professionali dei docenti.