lunedì 23 febbraio 2015

Certificazione delle competenze, al via modelli e sperimentazion

Preceduta da un’apposita informativa resa alle OO.SS. dalla Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale d’Istruzione, il MIUR ha diramato la CM. 13 febbraio 2015, n. 3 attraverso la quale sono stati inviati alle scuole i nuovi modelli nazionali, da adottare in fase sperimentale, per la certificazione delle competenze acquisite dagli alunni del primo ciclo di istruzione al termine del percorso di studio della scuola primaria e della secondaria di primo grado.
Alla Circolare vengono allegate Linee Guida per la relativa compilazione che contengono, tra l’altro, un interessante glossario dei 16 termini maggiormente ricorrenti in tema di certificazione delle competenze, desunti dai documenti ufficiali nazionali ed europei che, o sottoforma di prescrizioni o di raccomandazioni, hanno definito il quadro generale di riferimento per la disciplina della materia. Accompagnano inoltre la circolare il modello di certificazione da redigere al termine della classe quinta di scuola primaria e il modello di certificazione da redigere al termine della classe terza di scuola secondaria di primo grado (termine primo ciclo di istruzione). 
Vengono così forniti alle istituzioni scolastiche, dopo una lunga gestazione durata 5 anni, gli strumenti operativi di attuazione della specifica disposizione ordinamentale contenuta nel d.P.R. n. 122/2009 che , a sua volta, si colloca nell’alveo della norma di rango primario sancita dall’art. 3, comma 1, lett. a) della Legge 53/2003 (“Riforma “Moratti”).
Positivi la scelta dell’avvio della nuova procedura certificativa avvenga in modo sperimentale a partire dall’a.s. 2014/2015, l’affidamento alle scuole dell’adesione volontaria alla sperimentazione, previa delibera formale del Collegio dei Docenti ed opportuno il rinvio all’a.s. 2016/2017 dell’adozione obbligatoria dei modelli nazionali di certificazione, facendo sì che la loro definizione da parte del MIUR avvenga dopo aver acquisito i necessari elementi di validazione emersi nella fase biennale di sperimentazione. 

E' inoltre da rilevare positivamente, nella struttura dei nuovi modelli, la sostituzione dei voti numerici espressi in decimi con l’utilizzo di una scala di valori con enunciati descrittivi dei diversi livelli di competenza che introduce una modifica significativa, infatti, senz’altro apprezzabile. Non è ovviamente possibile formare delle competenze senza un forte bagaglio di contenuti e saperi disciplinari, ma è pur evidente che l’elaborazione di un curricolo per competenze richiede alla scuola e ai docenti di ripensare il proprio modo di procedere, utilizzando gli apprendimenti acquisiti nell’ambito delle singole discipline all’interno di un processo di crescita più ampio, stabilendo relazioni tra le stesse conoscenze, al fine di elaborare soluzioni alle situazioni che quotidianamente si presentano in termini problematici. 

Come esplicitamente indicato nelle Linee Guida, “progettare l’attività didattica in funzione delle competenze e della loro certificazione richiede una professionalità docente rinnovata e attenta alle domande, anche e soprattutto implicite, che possono venire dagli alunni”. Proprio per questo, siamo fermamente convinti che la formazione dei docenti sia la chiave di volta per assicurare il positivo svolgimento di questo così determinante processo di cambiamento secondo gli esiti attesi. Come abbiamo a suo tempo denunciato e chiaramente ribadito in occasione dell’informativa cui accennavamo in apertura, restano forti le nostre perplessità per l’esiguità delle risorse economiche disponibili (C.M. n. 49 del 18 novembre 2014). Ben lungi dall’assicurare strumenti didattici operativi e formativi a tutti coloro che queste innovazioni dovranno praticare, ancora una volta i docenti saranno costretti a far fronte personalmente al fabbisogno di aggiornamento, in assenza di un piano formativo pluriennale, facendo leva ancora una volta sul proprio senso di responsabilità e di professionalità, in una condizione di pericolosa solitudine che non è accettabile quando si richiede, per la buona riuscita delle innovazioni, un livello alto di condivisione e partecipazione.